giovedì 5 febbraio 2009

Libero pensare, libero circolare

L’argomento rimane d’attualità perché la vicenda riguarda Italia e Gran Bretagna, e ovviamente i punti di vista sono diametralmente opposti. Mark Mardell su BBC News (http://www.bbc.co.uk/blogs/thereporters/markmardell/) ricorda come l’accordo raggiunto preveda l’assunzione di lavoratori britannici assieme agli italiani. E meno male che il Primo Ministro Marrone aveva detto che gli scioperi inglesi erano indifendibili. Non entro però nel merito della questione, le pressioni diplomatiche e la politica dietro le quinte non sono le mie specialità.
Continuando con l’articolo di Mardell, lui dice che l’aspetto interessante è che l’impresa italiana abbia accettato di pagare i lavoratori italiani secondo gli standard britannici. La sentenza Laval aveva infatti già stabilito in sede europea che lavoratori provenienti da altri paesi dell’unione non dovessero per forza ricevere lo stesso trattamento dei lavoratori locali, ma potessero mantenere il salario minimo del paese dell’impresa.
A onor del vero, a me non importa molto di chi lavora nella raffineria Total sulle coste inglesi. Non c’è bisogno di scioperi e cattiveria per capire che il razzismo esiste e che è pronto a scatenarsi nei momenti di debolezza e paura; paura per l’incognito, paura per il futuro, paura per la mancanza di prospettive.
Quello che mi domando, e che vi domando, è quanto segue. Battersi per la libera circolazione significa battersi per l’uguaglianza di tutti i cittadini della discutibile fortezza europea, o ha come obiettivo la legittimizzazione di una situazione di sfruttamento dei lavoratori dell’Europa povera, operata dall’Europa dei capitali e delle multinazionali che traggono profitto da quello che mi viene da definire come il libero circolare di pratiche di sfruttamento dei lavoratori?
A voi la scelta.

Signore e Signori, Buonanotte.

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